Galleria d'Arte Contemporanea IL TETTO

Certo non meraviglia che alla fine degli anni '60 sorgesse nel cuore della Roma artistica questo spazio espositivo gestito da giovanissimi. Le prime mostre al Tetto furono naturalmente di Franz Borghese e Daniela Romano, ma anche gli amici provenienti dal Gruppo Ferro di Cavallo insieme ad alcuni maestri esponevano e frequentavano la galleria, tra questi Avenali, Sanguigni, Lazzaro, Vanni, Andriuoli, Morelli, Maccari, Vespignani, Sansolini, Boschetti, Pezzali, Marletta, Mogherini, D'Amato, Gentilini, Attardi, Petrucci, Angioletti, Carpi, Ventrone, Morgante e Bassignano.
Nel  decennio successivo si incrementò la presenza dei  " giovani" con Ortega, Provino, Salatino, Sancineto, Pompa, Marchese, Kawahara, Roselli, Bruni, ma anche quella di artisti più conosciuti come Messina, Vangelli, Russo, Peruzzi, Mazzoli, Caffè , Tamburi, Villoresi e Marasco. L'attività veniva seguita e recensita con interesse anche dai critici Moro, Perfetti, Guzzi, Cirri, Bortolon, Calabrese, Civello, Dalla Noce, Tallarico, Micacchi, Levi, Rosato, Del Guercio, Rubini, Tedeschi, Planta e Querèl. 
Poco più tardi a fianco di queste esposizioni   ripresero corpo alcune mostre tematiche dedicate alla critica di costume  con i quadri ecologici di Turchiaro e quelli erotici di Porzano.  Seguirono la coraggiosa "recherce du nu perdu" (così definita da Giancarlo Fusco nella sua presentazione) dell' Album Galante, la satira popolare  de' Les images d'Epinal e il sorprendente Gustave Dorè Umorista, curate da Rolando Jotti. 
Questi erano gli antecedenti sulle cui basi negli anni '80 la galleria Il Tetto presentò "L'acido morde" di Ocello, "Il sublime ed il pittoresco" di Morelli, "L'isola di Taprobana" di Bruni. L'attenzione fu concentrata sull'arte ironico-fantastica promuovendola in rassegne e fiere d'arte nazionali ed internazionali, e l'attività venne ampliata con autori come Benaglia, Gallerati, Musante, Czok, Nardi,  Cardelli  e Castagneri. Quest'ultimo in pittura rivela la sua natura di scultore. Lucio Castagneri, infatti, con pennellate grumose di colore modella corpi liberi nell'aria illuminati da luce lunare : i nudi  plastici fanno un tutt'uno con le nubi che accompagnano il loro volo, le loro fantasie, i loro sogni. Misteriose ebbrezze pervadono  l'opera dell'artista che sembra lasciar correre i suoi pensieri ovunque questi lo portino, senza esitazioni o ripensamenti ( Alle Soglie dell' Enigma, 1991). A volte il "nostro" torna su questa terra  con scene di assorte fanciulle distese sull'erba, uomini e donne nel quotidiano fatto di scampagnate in bicicletta, gite in moto,  partite di polo e passatempi musicali : attimi di realtà in cui i protagonisti guardano alla natura pienamente partecipe che ci conduce sempre più lontano. Un soffio di vento ci guida nel suo mondo mentre noi con animo incerto sappiamo che abbiamo perso la strada del ritorno.
Si rivelò interessante presentare  un'atmosfera parallela riferita alla scultura con le terrecotte di Gensini, i lottatori di sumo di Massa, i bronzi di Trubbiani, Castagneri, Borghese e Romano, nonché i giocosi wunderkammer di quest'ultima, ma la gaiezza  assoluta in tre dimensioni arrivò con Paolo Nardacci.
Un'allegra e solare ironia è presente in tutta l'opera di questo artista che analizza, attraverso i suoi desideri e il suo amore per la vita, una borghesia sempre attuale. Un mondo fantasioso e reale ad un tempo ben reso attraverso la capacità di modellare corpi fortemente dinamici. La sua scultura è caratterizzata da una plasticità dirompente unita ad una capacità di sintesi rilevabile anche nella stesura piana del colore sempre caldo. La sua fantasia sfrenata  sfonda le porte chiuse che dissimulano i pensieri dello spettatore, invitandolo a giocare a carte scoperte.
Negli anni '90 ebbero luogo alcune mostre d'atmosfera autenticamente fantasiosa tendenti al  surreale ( Bruni "Giocoliere di Favole", Andreini "Ricordare il futuro", Bellini "La forza della bellezza", Cotellessa " Rossi in chiaroscuro", Fasto, Verzelloni e Rizzo " De Vita Rustica", presentate da Collettini, Bussagli, Catalano e Ferloni  ). Ne è un felice esempio la pittura di Franco Fortunato : nei suoi dipinti, infatti,  città turrite spuntano dai posti più impensati, armadi dalle ante aperte mostrano volti, orologi, foglie svolazzanti….forse i pensieri più reconditi dell'uomo. Si scorge una libertà velata da un pizzico d'angoscia, un uomo solo alla ricerca di se stesso e forse anche di qualcun altro. Scorrono sulla tela immagini fantastiche rese con colori caldi e  linee decise che seguono il filo logico dell'artista con una razionalità disarmante.
 Talvolta l'ironia diviene ghigno graffiante come in una delle tante rivisitazioni  dedicate  da  Borghese  agli  orrori  della  guerra 
( "Waterloo" abbinata all'omonimo romanzo dello stesso artista  presentato da Lucio Cabutti ), talvolta diviene amara come nell'esposizione dedicata alle acquaforti romantiche e  struggenti  di Arnold Bocklin accompagnate dai ritratti di eroine realizzati con sarcasmo  da Daniela Romano per celebrare l'8 marzo ( "Romanticismo in Italia" e " George & le altre Vs Lombroso", 1996). Talvolta l'ironia si stempera nel sorriso e nel sogno come nel  caso di Fabio Aphel (Segni e Parole in Libertà, 1994 ): l'acqua, resa con blu e azzurri intensi,  sembra essere la fonte della vita di questo giovane artista dai cui dipinti sgorgano fiumi, mari e cascate … mai pioggia! Quando le nuvole sono presenti sono fili sottili di vapore acqueo dove ben  contrastano scogli, monti aguzzi, improbabili finestre, dolci giganti e allegre note fuggenti. Un sole ottimista veglia su questi palcoscenici immaginari  popolati da uomini ( forse marionette? ) intenti serenamente all'esistenza e pronti ad accogliere quotidianamente la vita semplice e complessa, riflettendo la personalità dell'autore.
Ed ancora mostre dove l'ironia sconfina nel gioco ( Artlandia con l'Associazione Altamarea, i Puzzle di Ugo Nespolo, Girotondo Futurista di Francesco Grisi ) grazie a quell'enfant terrible di Bruno Donzelli  che fa irriverentemente il verso ai "mostri sacri" con rossi, arancioni, gialli squillanti, grigi cupi misti a nero carbone e ancora verdi smeraldo accostati al bianco: macchie di colore corpose  strabordanti le une sulle altre protese ad unirsi in forme dinamiche di ciminiere, palazzi, frutti e bottiglie ma racchiuse da contorni decisi. Un colore che irrompe nell'immaginario dello spettatore lasciandolo attonito , spaesato e incerto se esplodere di allegria o scoppiare per l'angoscia……. Un autore tuffato nella vita ma attento al passato e affascinato dalle novità dei tempi moderni (Teatrino Futurista, 1990 ).
Nelle opere di Giuseppe Medagli ( I Misteri della Memoria,1994) il fantastico si unisce al ludico: eleganti  figure d'altri tempi in un'atmosfera di apparente  neoclassicismo svelano un mondo fatto di colori, simboli, enigmi. Un benevolo inganno del "nostro raffinatissimo" che  illude di far gustare la tradizione per burlare poi con ritagli, impacchettamenti, spaghi da abile magazziniere. Svelando solo in parte l'essenza della bellezza, l'autore denuncia l'assurdità dei ritmi contemporanei che  soffocano l'esistenza , la frenesia del business dell'arte a detrimento della stessa: amare considerazioni mediate da un'arguta ironia. Tra le opere dei vari autori selezionate per il trentennale  della galleria saranno in mostra anche i "mostri" di Giangiacomo Borghese, artista   dell'ultima  generazione ,  che  quanto  al  fantastico  è   figlio  di  
" Guerre stellari". 
                                                           Camilla Borghese